Sinossi.
L’economia indiana è una delle poche che ha continuato ad avere un buon tasso di crescita, anche se, come tutte le altre economie, ha subito l’impatto delle situazioni internazionali. Il tasso di crescita del PIL per l’anno fiscale in corso dovrebbe attestarsi intorno al 7%, rendendo l’India l’economia a più rapida crescita al mondo. Tuttavia, nel lungo periodo il mantenimento di un tasso di crescita elevato potrebbe diventare problematico a causa della diminuzione dei consumi privati dovuta all’inflazione elevata e agli alti tassi di interesse.
*** L’economia indiana è una delle poche che ha continuato ad avere un buon tasso di crescita, anche se, come tutte le altre economie, ha subito l’impatto delle situazioni internazionali. Il tasso di crescita del PIL per l’anno fiscale in corso dovrebbe attestarsi intorno al 7%, rendendo l’India l’economia a più rapida crescita al mondo. Tuttavia, nel lungo periodo il mantenimento di un tasso di crescita elevato potrebbe diventare problematico a causa della diminuzione dei consumi privati dovuta all’inflazione elevata e agli alti tassi di interesse. Un fattore importante che influisce sull’economia indiana è l’aumento dei prezzi delle materie prime. Dall’inizio della guerra in Ucraina, i prezzi internazionali delle materie prime sono aumentati costantemente. L’aumento dei prezzi del petrolio greggio, degli oli da cucina, dei cereali e di un gran numero di altre materie prime ha aumentato il deficit commerciale dell’India e ha inciso sui costi delle materie prime per la maggior parte delle aziende. L’elevato deficit commerciale, d’altra parte, ha causato una svalutazione della rupia indiana, portandola al suo valore più basso. Questo ha a sua volta aumentato i già alti costi delle importazioni e aggravato la diminuzione dei ricavi il che ha, a sua volta, influito sul deficit delle partite correnti dell’India, portandolo a un massimo di 38 anni nel trimestre conclusosi a giugno 2022. Ma non si tratta solo dell’economia indiana. Le economie di tutto il mondo hanno subito un rallentamento. Il direttore generale dell’OMC, Ngozi Okonjo-Iweala, ritiene che il mondo si stia avviando verso una recessione globale. Con il rallentamento delle attività economiche, le imprese all’estero hanno fatto ricorso a diverse misure per ridurre i costi. Ciò ha avuto ripercussioni negative sugli esportatori indiani, in particolare sul settore informatico, poiché i clienti abituali in Europa e negli Stati Uniti hanno interrotto o rinviato buona parte dei loro progetti. Da un lato, la Reserve Bank of India sta facendo tutto il possibile per invertire la svalutazione della rupia. Dall’altro, il governo indiano ha adottato misure come le tariffe di esportazione sui cereali alimentari e l’aumento dei dazi per per stabilizzare i prezzi a livello interno e scoraggiare le importazioni. L’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse ha avuto un impatto sulle imprese in generale e, di conseguenza, la generazione di posti di lavoro sta registrando una tendenza al ribasso. In un Paese in cui oltre il 60% della popolazione ha meno di 35 anni, questo dato diventa preoccupante. Per incoraggiare le aziende ad aprire unità produttive, il governo ha offerto un programma di incentivi legati alla produzione. Esiste comunque un lato positivo nell’economia indiana: i mercati azionari sono stati piuttosto vivaci fino a poco tempo fa e molte aziende hanno annunciato risultati migliori di quelli dell’anno precedente. La maggior parte delle principali società finanziarie e agenzie di rating internazionali, compreso il Fondo Monetario Internazionale, hanno dichiarato più di una volta che nei prossimi anni o due l’India rimarrà una delle poche economie del mondo a registrare una crescita elevata. Ma come si ripercuote tutto questo effettivamente sul consumatore e sui marchi indiani? Da un lato, l’inflazione e l’aumento dei prezzi hanno indebolito la motivazione dei consumatori. D’altro canto, l’aumento dei tassi di interesse sta già manifestando un lento impatto sui mercati dei mutui per la casa e per l’auto, con ripercussioni sulle società immobiliari e automobilistiche. Nel caso di aziende e marchi che servono principalmente i mercati di esportazione, i ricavi diminuiranno. Quindi, cosa hanno fatto o cosa possono fare le aziende indiane per superare le sfide che si pongono alle loro attività?
1. Mantenere i clienti fedeli: in questa situazione che va complicandosi, sono sempre più i marchi che stanno concentrando la loro attenzione sui loro programmi di fidelizzazione per mantenere solido il bacino dei clienti acquisiti. Il programma di fidelizzazione di Starbucks, lanciato durante l’apice della recessione del 2008, è un classico caso di studio. Oggi, quel programma rappresenta il 53% del fatturato totale.
2. Lavorare su confezioni di dimensioni diverse: Le confezioni più piccole possono portare più volumi e ricavi rispetto a quelle più grandi, dato che i clienti riducono i loro budget. Si tratta della cosiddetta “shrinkflation” o “down-switching”. Negli Stati Uniti, ad esempio, Kimberley Clark ha ridotto il numero di fazzoletti in una scatola di Kleenex da 65 a 60. In India, Vim, una saponetta per lavare i piatti, ha ridotto il suo peso da 155 g a 135 g, mantenendo lo stesso prezzo. Anche l’azienda indiana di prodotti di consumo Dabur ha dichiarato di ricorrere al down-switching, soprattutto nelle aree rurali.
3. Razionalizzazione dei costi di marketing, soprattutto quelli dei media. È risaputo che i marchi non dovrebbero tagliare la pubblicità durante una recessione, ma poiché le aziende tagliano i budget dei reparti per proteggere i profitti, anche il marketing ne sta risentendo. I marchi e le loro agenzie pubblicitarie hanno da qualche tempo iniziato a lavorare sulla razionalizzazione dei budget di marketing.
4. Riduzione dei costi dove possibile. Alcune aziende stanno studiando nuovi materiali di imballaggio per ridurre i costi. Altre, come il produttore di scarpe e accessori Woodland, stanno lavorando con nuove materie prime, in parte anche a causa della riduzione della produzione in Cina. Alcuni produttori hanno dovuto reimpostare le loro catene di fornitura per acquistare da fornitori che offrono costi inferiori.
5. Revisione della gamma di prodotti. I produttori dovranno rivedere la propria gamma di prodotti per concentrarsi su quelli redditizi e a più alto volume. Alcuni, come il produttore di abbigliamento Spykar Fashions, hanno introdotto nuovi modelli concepiti espressamente per ridurre i costi totali di produzione.
6. Aumento dei prezzi al cliente come alternativa estrema. Per mantenere la redditività alcune aziende, come Parle Products, produttrice di biscotti, hanno dovuto aumentare i prezzi. Fermo restando però, che ove possibile, l’aumento dei prezzi dovrebbe rimanere marginale, in modo che l’impatto sui volumi sia trascurabile.
7. Molte aziende indiane che esportano negli Stati Uniti e in Europa devono far fronte a una riduzione dei volumi di vendita. Hanno iniziato a concentrarsi su nuovi mercati come l’Africa. L’Africa è un grande mercato per i prodotti indiani di ingegneria pesante, i prodotti farmaceutici, i prodotti petroliferi e i prodotti agricoli e la crescita annuale delle esportazioni verso l’Africa è stata dell’ordine del 45%.
8. Schema di incentivi legati alla produzione: Il governo indiano ha lanciato lo schema PLI in 14 settori, tra cui automobili, elettronica, farmaceutica e altri. Il sistema offre alle aziende straniere che installano impianti di produzione in India incentivi che vanno dal 4 al 6% delle vendite incrementali. Questi risparmi possono a loro volta contribuire ad abbassare i prezzi al consumo e a contrastare l’eventuale riduzione delle vendite causata dall’inflazione. Numerose aziende produttrici di beni come computer portatili e telefoni cellulari hanno optato per questo schema. Si prevede che il duplice vantaggio di un decremento dei dazi doganali e dei benefici finanziari, dovrebbe riflettersi positivamente sul consumatore. Si tratta comunque di iniziative e strategie di più o meno breve termine, la cui efficacia è direttamente correlata a una durata breve del conflitto Ucraino ed al rallentamento della recessione globale, se non addirittura alla sua inversione. Anche se l’economia indiana rimane una delle più performanti al mondo, è strettamente legata alle economie globali e su un periodo più lungo ne risentirà sicuramente. Se le condizioni economiche difficili dovessero persistere, le aziende dovranno prendere decisioni più difficili.